Life Coaching: motivazione e sblocco del cervello. - GiovanniCozza&Partners

Life Coaching: motivazione e sblocco del cervello.

Life Coaching: motivazione e sblocco del cervello.

Al lavoro ci dicono che essere motivati è molto importante, che del pari lo è nello studio, nelle relazioni interpersonali, quando cerchiamo di stare meglio a livello emotivo o fisico.
Nella mia esperienza di coach e counselor incontro spesso persone (manager, professionisti, imprenditori, mamme o papà) che vorrebbero avere una motivazione più forte e maggiore determinazione.
Queste persone si sforzano di capire come essere più motivati, più orientati al risultato. Un approccio utilizzato comunemente è preoccuparsi di capire, consapevolmente, che cosa blocca la mia motivazione a “fare”, a “agire“, a ottenere risultati.
Cercando di risolvere il problema da questo lato, quello cognitivo, a volte riusciamo a capirci qualcosa, a volte no. Per fortuna la percentuale in cui riusciamo da soli è abbastanza elevata!
Chi di voi vuol capire come lavorare sulla percentuale in cui non riesce, prosegua la lettura.

Lavorare sulla motivazione

Facciamo un esempio classico e trasversale: “Devo motivarmi di più per andare in palestra”. Da un punto di vista semplicemente razionale non ci sarebbe neanche bisogno di essere tanto motivati! Appare una cosa che sicuramente fa bene alla salute. E quindi che cosa ci blocca nel fare una cosa che è utile per noi? Molti la chiamano mancanza di motivazione, altri la chiamano pigrizia, ma nella mia ventennale esperienza il motivo vero ha a che vedere con le nostre convinzioni profonde riguardo noi stessi e la nostra autostima.
Quello che accade è che più io mi sforzo a fare qualcosa che non mi riesce, più il mio cervello mi conferma che sono veramente pigro o demotivato nel farla. Risultato: in palestra non riesco ad andare.
Questo schema di comportamento del nostro cervello si applica a tutti i campi della nostra vita. Come risolvere questa contraddizione? La soluzione per fortuna c’è!
Si tratta di lavorare non tanto sulla motivazione cognitiva ma su quella emotiva. Negli anni mi sono specializzato proprio su quest’ultima, in quanto è la più difficile da raggiungere e quindi la parte di noi stessi più difficile con cui lavorare.
Il punto cardine per lavorare sulla profonda motivazione emotiva ha a che vedere con la trasformazione delle nostre convinzioni.
Infatti, sono proprio le nostre convinzioni che guidano i nostri comportamenti sia a livello cognitivo sia a livello emotivo. Se le mie convinzioni riguardo un certo obiettivo sono negative, allora il mio comportamento razionale sarà altrettanto negativo, non sarà quindi una questione di pigrizia.
La pigrizia è solo il fenomeno superficiale che io osservo. Il mio comportamento è radicato dentro di me, poggia sulle mie convinzioni (che potremmo definire convinzioni limitanti o malsane). Il lavoro che faccio quotidianamente con le persone che mi chiedono di ottenere maggiore motivazione agisce non sulla motivazione, ma sulle convinzioni, quelle limitanti, quelle malsane, quelle negative che influenzano il comportamento che si vuol cambiare.
Le convinzioni positive ce le teniamo, per favore!

Dalla teoria alla pratica

Per dare un senso pratico a questo articolo divulgativo, vi propongo una piccolo esercizio rivelatore, che ognuno può fare tranquillamente senza l’aiuto di un coach. Prendete un foglio e create 3 colonne: nella prima colonna di sinistra scrivete la cosa su cui siete demotivati, pigri. Nella colonna centrale scrivete la convinzione che vi ha portato a quel risultato. Nel caso della palestra potrei scrivere: “non ho tempo, sono stanco”. Nella terza colonna destra scrivete, invece, la convinzione opposta a quella che avete appena scritto, ad esempio, nel nostro caso, “io so trovare il tempo per andare in palestra e prendermi cura di me”.
Questo semplice esercizio, ancorché ancora cognitivo, mette in risalto il vero cuore del problema e dove possiamo intervenire. A volte è sufficiente fare quest’esercizio da soli per ottenere un cambiamento, altre volte l’aiuto di una persona esterna è veramente strategico per individuare cosa ci blocca.
Come sappiamo più si va in profondità e più si ottiene un cambiamento duraturo. E da soli può essere difficile farlo, tutti abbiamo potuto sperimentarlo almeno una volta nella nostra vita.
Facciamo un altro esempio, ma di tipo lavorativo: “non ho voglia di contattare il cliente Mario Rossi e quindi rimando di giorno in giorno una telefonata importante”. Sono pigro? Demotivato? No! Sono le mie convinzioni riguardo le emozioni di quella specifica telefonata che mi bloccano e mi fanno sembrare pigro.
Nella mia esperienza, 90 persone che “rimandano”, hanno 90 motivazioni diverse, personali, individuali e diverse. Ecco perché il lavoro va fatto individualmente, e potete iniziare a farlo ora utilizzando lo schema che vi ho illustrato prima.
Visto che ora, arrivati a questo punto dell’articolo, la vostra nuova convinzione sarà “non è possibile adottare questo metodo con me”, vi propongo di adottare lo stesso schema per questa nuova convinzione che vi ho appena rivelato (lettura del pensiero?) e che riguarda la nostra possibile difficoltà a uscire dalla zona di comfort.

di Giovanni Sebastiano Cozza 

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